Mario De Renzi Nasce a Roma il 17 novembre del 1897. Ultimati gli studi in architettura presso l’Accademia di belle arti di Roma come allievo di Arnaldo Foschini diviene presto un giovane architetto di successo.
Nel primo dopoguerra inizia la sua attività professionale presso lo studio di Alberto Calza Bini e consegue una notevole serie di affermazioni in concorsi, approfondendo la tradizione romana.
Dal 1929 al 1943 a Napoli è professore incaricato di disegno presso la Facoltà di Architettura della Università degli Studi “Federico II”.
La maggior parte delle sue opere tuttavia si trova a Roma. La prima parte della sua attività di progettista è caratterizzata da una notevole produzione di edilizia popolare come le case per i dipendenti del Governatorato in via Andrea Doria (1929) e piazza Mazzini (1931).
Nel 1931 progetta la sua prima opera di rilievo: l’immenso isolato di case convenzionate Federici in viale XXI Aprile, (scelto più tardi da Ettore Scola per ambientarvi “Una giornata particolare” con Mastroianni e la Loren), con il quale si inserisce nella corrente del “Movimento Moderno”.
Negli anni trenta comincia un sodalizio progettuale con Adalberto Libera che si rivelerà tra i più fecondi dell’anteguerra in ambito romano, e la cui produzione procederà in direzione del “razionalismo italiano”.
Dal 1929 al 1943 a Napoli è professore incaricato di disegno presso la Facoltà di Architettura della Università degli Studi “Federico II”.
La maggior parte delle sue opere tuttavia si trova a Roma. La prima parte della sua attività di progettista è caratterizzata da una notevole produzione di edilizia popolare come le case per i dipendenti del Governatorato in via Andrea Doria (1929) e piazza Mazzini (1931).
Nel 1931 progetta la sua prima opera di rilievo: l’immenso isolato di case convenzionate Federici in viale XXI Aprile, (scelto più tardi da Ettore Scola per ambientarvi “Una giornata particolare” con Mastroianni e la Loren), con il quale si inserisce nella corrente del “Movimento Moderno”.
Negli anni trenta comincia un sodalizio progettuale con Adalberto Libera che si rivelerà tra i più fecondi dell’anteguerra in ambito romano, e la cui produzione procederà in direzione del “razionalismo italiano”.