Il Borgo Castello situato all’interno del parco naturale La Mandria fu residenza sabauda a partire dagli anni ’60 dell’Ottocento, quando il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II decise di stabilirsi qui per la vicinanza.
con la città di Torino che sarebbe diventata a breve la prima capitale d’Italia e per poter vivere lontano dalla Corte con la sua amante prima, e moglie morganatica poi, Rosa Vercellana. Inoltre il re qui si potrà dedicare alla sua grande passione: la caccia. A questo scopo fa cingere il parco con una cinta muraria lunga circa 27 km ancora oggi esistente e vi inserisce all’interno diverse razze animali. Al Borgo Castello vi lavorarono gli architetti Domenico Ferri, per quanto riguarda gli interni, Barnaba Panizza e il ticinese Leopoldo Galli, per l’esterno.
La storia del Borgo Castello è di molto anteriore all’arrivo di Vittorio Emanuele II. I primi interventi risalgono ai primi anni del Settecento, più precisamente al 1708 quando il duca di Savoia Vittorio Amedeo II incarica l’architetto Michelangelo Garove di realizzare una struttura destinata all’allevamento dei cavalli. Successivamente, sarà Filippo Juvarra a lavorarvi nel corso degli anni ’20 del Settecento.
Nel 1860, su richiesta di Vittorio Emanuele II, iniziano i lavori di ingrandimento e allestimento degli appartamenti reali oggi restaurati e visitabili, ai quali lavora anche Ernesto Melano, che lo trasformano in complesso di 35.000 m2, che si presenta oggi come un rettangolo di 280 metri per 100 con tre corti interne.
La storia del Borgo Castello è di molto anteriore all’arrivo di Vittorio Emanuele II. I primi interventi risalgono ai primi anni del Settecento, più precisamente al 1708 quando il duca di Savoia Vittorio Amedeo II incarica l’architetto Michelangelo Garove di realizzare una struttura destinata all’allevamento dei cavalli. Successivamente, sarà Filippo Juvarra a lavorarvi nel corso degli anni ’20 del Settecento.
Nel 1860, su richiesta di Vittorio Emanuele II, iniziano i lavori di ingrandimento e allestimento degli appartamenti reali oggi restaurati e visitabili, ai quali lavora anche Ernesto Melano, che lo trasformano in complesso di 35.000 m2, che si presenta oggi come un rettangolo di 280 metri per 100 con tre corti interne.